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sabato 26 maggio 2012

LE ALI AI PIEDI


La musica.
Sempre. E' sempre stata la mia compagna, e lo sarà fin quando il mio cuore non smetterà di battere.
La mia forza. Il mio coraggio. Il mio mondo, l'altro mio mondo, dove mi rifugio ogni volta che ho bisogno. Ogni volta che mi sento sola e affranta. La musica, mia compagna di vita. Non mi ha mai tradita e io mai lo farò con lei. Mai.
Dal cuore nasce un sentimento, un forte sentimento che lentamente cresce e sale in testa, come sangue che arriva al tuo pensiero. Chiudi gli occhi e quel sentimento diventa parola. Chiudi gli occhi e vedi un foglio bianco che si colora, tante parole, una dietro l'altra e poi

Prendi un pezzo di carta e quel sentimento lo scrivi Lo trasformi e ne fai una canzone, e lo cambi in musica. Le tue mani si muovono su una tastiera che emette suoni, dolci, decisi, pieni di dolore o di rabbia, e prende forma Quello che provi, forte, indescrivibile, si trasforma in musica e gli altri lo sentono, chi ama la musica, anche se non esprimi mai quello che provi, con la musica ci riesci e se gli altri l'amano, arriva e tocca anche il loro cuore.
La musica mi ha salvata. Tutte le volte. Quella che io ho fatto e quella che gli altri hanno fatto, ma è stata fondamentale per aiutarmi a vivere anche quando non ne avevo più voglia.
La musica è la mia ragione di vita.

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CAPITOLO 1
I sogni di una bambina.


La pioggia batteva forte contro il vetro della mia stanza, i tuoni suonavano imperterriti , era una bruttissima giornata, ma nella mia stanza , mi sembrava di vivere una favola.
I miei genitori erano ad una riunione di condominio, la mia stanza era diventata il palco di una piazza di città, lo stereo era a tutto volume e suonava le note di Dirty Dancing , uno dei miei film musicali preferiti.
Avevo una gonna rossa molto larga ed un body di pizzo bianco, una spazzola in mano e cantavo e ballavo a squarciagola ...
Una ragazzina di dodici anni, completamente pazza della musica.
Suonò il campanello della porta, doveva essere lui, il mio compagno di sogni, il ragazzo di cui mi ero innamorata a sei anni e che non avevo mai smesso di amare, uscì dalla stanza, corsi per le scale ed andai ad aprire, Daniele era completamente bagnato dalla testa ai piedi, io iniziai a ridere.

"Bell’amica che sei ... Fammi entrare.”.
Disse.
Io chiusi la porta.


Ancora Dirty Dancing Sara? .
Mi domandò.
Io tirai su le spalle e gli risposi che era il mio preferito, ma lui preferiva Footloose.


Per oggi ti accontento, ma domani , a casa mia, balliamo sulle note di Footloose , ok?”.
Mi disse sorridendo e tirandomi la mano, il mio viso era contro il suo , mi strinse a se e iniziamo a ballare.
Quelli erano gli attimi più belli della mia vita , assolutamente.
Lui si muoveva bene , era più bravo di me, i suoi genitori lo iscrissero a lezioni di piano e canto e a lezioni di ballo. Io ero autodidatta, i miei genitori non volevano assolutamente che io mi dedicassi a questa mia passione. Dicevano che era una stronzata e che dovevo pensare al futuro, ad un lavoro serio.
E così mi dilettavo a sognare dentro la mia stanza un mondo che forse, e dico forse, non sarebbe stato mai il mio.


Sara ci conviene spegnere tutto, tra mezz’ora tua madre è qui e se non vuoi che la sua furia ci faccia fuori entrambi , ci conviene almeno far finta di studiare ...”.
Spensi lo stereo e mi sdraiai sul letto aprendo un libro.
“A me piace molto studiare ... Voglio diventare una giornalista , un giorno lo sarò, ma Daniele, io amo la musica, è qualcosa che non posso dimenticare, accantonare, non posso far finta che non mi faccia battere il cuore e metterla in un angolo ... I miei genitori non capiscono ... “.
Dissi.
Lui si sedette accanto a me e mi strinse in un abbraccio fortissimo.
“Anche se i tuoi genitori non lo vogliono, un sogno è un sogno ... E non possono impedire di realizzarlo, quando sarai più grande, quando sarai autonoma, se non per mezzo dei tuoi, riuscirai comunque a realizzarlo. Le passioni , quelle vere, sono si spengono, possono affievolirsi, ma il fuoco è sempre acceso e nemmeno i tuoi riusciranno a farti spegnere ... Ti conosco da sei anni, ormai lo so come sei fatta ... “.
A volte mi spaventava, i discorsi di Daniele non erano discorsi da dodicenne, ma di un quarantenne con ogni tipo di esperienza vissuta.
“Sai - dissi zompando dal letto - Stadio Olimpico ... Folla che urla il tuo nome, ragazzi impazziti che urlano il mio ... E noi che cantiamo le mie canzoni ... Un delirio ... Pioggia a dirotto, ma la gente che si diverte comunque a ... Cantare le nostre canzoni e a ballarle ... E’ questo il mio sogno Daniele ... E tutto questo voglio che si realizzi insieme a te !” .
“Ci riusciremo. “.
Disse lui sorridendomi.
Arrivarono i miei genitori, mia madre aprì la porta per controllare se stessimo studiando, ci trovò come due angioletti, seduti sulla scrivania a ripetere la lezione di geografia.
I miei non volevano e mai avrebbero cambiato idea, ma io, nonostante le sorprese che mi la vita mi avrebbe riserbato, promisi a me stessa che, in un modo o nell’altro, avrei portato a termini il mio sogno. Vivevo di quello. Vivevo per quello, io ero quello.
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CAPITOLO 2
Il rumore della pioggia.
Il mio volto era completamente bagnato, il trucco si era sciolto e il mio viso era rigato da due enormi macchie nere.
Non riuscivo a smettere di piangere, sentivo freddo, nel corpo e nel cuore.
Ero difronte a quella lapide ... La fine del mio sogno. La fine dei miei sogni da ragazzina , la fine di tutto. Un capitolo della mia vita era finito e non sapevo cosa sarebbe stato di me, non lo sapevo proprio. Avevo il vuoto ... Nella testa e nel cuore. Non riuscivo più a vedere quelle immagini che da bambina avevo bene in testa, quelle immagini dello stadio Olimpico , insieme a Daniele, quelle immagini che mi facevano divertire e sperare ... Chiudevo gli occhi e ... Ora vedevo tutto nero.
Li chiusi e riaprì più volte, sperando di vedere una luce, un fotogramma di quei ricordi, ma niente, era completamente tutto nero.
La mamma di Daniele si avvicinò a me , prese l’ombrello che giaceva alla mia destra e me lo ridiede in mano, afferrò i manici della sedia a rotelle e mi porto via da quel cimitero.
C’era un silenzio spaventoso, si sentiva solo il rumore della pioggia , era snervante. Snervante, da piccola non me ne curavo, accendevo la musica e andava avanti. In quell’occasione la musica la odiai con tutta me stessa , ero completamente sola. Sola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 14 maggio 2012

IL CUORE

Il cuore è come uno scrigno. All'interno ci sono sentimenti. Alcuni, con non curanza, si donano a chi non li merita, altri si danno via come se non valessero niente, altri ancora invece sai che sono in buone mani e che ne faranno buon uso, altri ancora vorresti donarli, ma non puoi, non devi, e allora rimangono lì rinchiusi , perchè sono sentimenti che sono destinati solo ad un'unica persona, quella che incontrerai, conoscerai, e quella che vedrai crescere, maturare e invecchiare insieme a te. Ma a volte, quella persona, per un motivo, per un altro o semplicemente perchè sei arrivata solo dopo ... L'ha presa già qualcun altro. E allora quei sentimenti rimarranno rinchiusi sempre nel tuo cuore.

domenica 13 maggio 2012

Un piccolo assaggio di un racconto che sto scrivendo .......

IL RITORNO DEL MALE - CAPITOLO SEI - IL LIBRO SACRO



Era notte fonda. La città di New York era deserta, si sentiva solo il rumore delle sirene delle volanti di polizia che , probabilmente , seguivano qualche mal vivente.
La ragazza aveva paura , ma doveva sapere cosa le stava accadendo .
Camminava impaurita tra i vicoli della città , sentiva spesso dei rumori dietro di lei, come se qualcuno la stesse seguendo, ma voltandosi non vide nessuno. Ogni rumore per lei era un colpo al cuore , ma doveva continuare. Per il bene della sua famiglia.
Sapeva che la risposta a tutte le sue domande era all'interno di quella Chiesa.
Salì le scale dell'entrata , ma la porta era chiusa, scavalcò con un salto incredibile, il recinto del cortile e con estrema velocità raggiunse il retro della Chiesa. Stava per entrare dalla porta della sacristia , quando il suo sguardo si posò sul prato del giardino , c'era una sorta manto d'erba spostato ... E si vedeva una luce provenire dal suolo . La ragazza si avvicinò e con le mani afferrò il pezzo di giardino sintetico spostandolo.
C'erano delle scale. Con molta attenzione le scese lentamente , c'era un lungo corridoio che arrivava ad una porta socchiusa , si avvicinò , sentì delle voci.
C'era padre Jess, accanto a lui c'era un altro sacerdote che aveva un libro antico in mano, poi si vedevano le gambe di una donna.
La ragazza non riusciva a vedere il volto della misteriosa donna, ma la sua voce le sembrava familiare ...
"Questo è meglio tenerlo qui".
Disse Jess.
"Lui l'ha contattata ?".
Domandò la donna.
"Non so nulla da giorni. Non lo sento più , l'ultima volta il contatto era debole ".
Rispose Jess.
"Ho paura che qualcuno abbia saputo del libro e della possibilità che Satana possa ritornare tra noi.".
Disse Don Turella , mettendo il libro dentro uno scrigno di vetro.
"Effettivamente qualche giorno fa, due tipi si sono addentrati in chiesa , pensando che fosse qui, ma fortunatamente, hanno visto che non c'era nulla e se ne sono andati. Non ricordo niente, li ho inseguiti, ma poi ho battuto la testa".
Spiegava padre Jess.
"Dici che qualche segugio di Satana stia elaborando un piano?".
Domando la donna misteriosa.
"Non lo so, bisogna stare molto attenti, ora andiamo si è fatto tardi.".
Disse Don Turella avvicinandosi alla porta.
La ragazza corse via, risalì le scale e si nascose dentro una statua.
Don Turella chiuse la porta, facendo una smorfia, era preoccupato. Il libro sacro conteneva tante verità, tante formule, se fosse finito nelle mani sbagliate, questa volta, per il mondo sarebbe stata la fine.
Avevano fatto ogni tentativo, per bruciarlo, nasconderlo, seppellirlo, ma il libro li perseguitava, riappariva sempre.
Padre Jess aveva provato a bruciarlo, ma il giorno dopo lo ritrovò ai piedi del letto. Non sapeva se era un messaggio di Dio o un messaggio di Satana, ma quel libro doveva esistere e continuare ad esistere.
Padre Jess nascose tutto a Stella, le voleva evitare altre sofferenze, non meritava di soffrire, la donna non sapeva niente del libro, ma preso, il sacerdote , sarebbe stato costretto a raccontarle tutto e per lei sarebbe stato un trauma terribile e duro da affrontare.
Il gruppo di individui risalì le scale.
Sia padre Jess che Don Turella , spostarono una statua e la misero sopra il prato artificiale.
"Mary Joanne, ti prego di tener d'occhio la persona che dici, potrebbe avere un frammento, oppure potrebbe essere un segugio , non sappiamo se va ucciso o va salvato. Tienimi informato, mi raccomando.".
Disse Don Turella.
La ragazza sgranò gli occhi, sentì un nome a lei familiare, ascoltando il suono della voce della donna, capì chi fosse, si faceva sempre tutto più strano e misterioso, la risposta l'avrebbe trovata dentro quel libro ed era assolutamente decisa a recuperarlo, a tutti i costi.
Don Turella, un uomo robusto, con grandi occhiali neri, si allontano dai due, corse verso il cancello della chiesa, montò su una vecchia cinquecento marrone , accese il motore, e nel cuore di una notte tenebrosa e misteriosa, si allontanò.
"Con l'uso della psicologia posso capire se si tratta di un frammento o di qualcosa di diverso, ma posso anche fare delle analisi, chi possiede il frammento dovrebbe avere sangue umano.".
Disse Mary Joanne .
Padre Jess la baciò sulla fronte e la lasciò andare.
Gli occhi della ragazza erano sgranati, ora vedeva bene il volto della donna, ed aveva la certezza che la sua bizzarra dottoressa scolastica aveva a che fare con il libro, con Satana e con tutta la faccenda che coinvolse le persone che amava, qualche tempo prima.
Si alzò un vento fortissimo, la ragazza starnutì e padre Jess si voltò verso la statua dove la ragazza era nascosta, la donna iniziò a tremare, la paura di essere scoperta e di non recuperare il libro era molta, ma l'uomo si fermò a metà strada , pensò che il rumore che aveva sentito poteva essere il gatto bianco che gli era appena passato vicino, così si ritirò in sacrestia e chiuse la porta.
La ragazza fece un sospiro di sollievo , ma i suoi occhi stavano per vedere qualcosa di veramente impossibile, il gatto bianco dagli occhi di ghiaccio che si stava allontanando verso il cancello, in un secondo, prese sembianze umane, era un uomo, però la ragazza non riuscì a vedere il volto, in un attimo la strana creatura si volatizzo nella nebbia della notte.
La ragazza aveva paura, specialmente dopo quello che aveva visto, il terrore le lacerava il cuore, ma doveva andare avanti, a passo lento si avvicinò alla statua incriminata, chiuse gli occhi e solamente stendendo il palmo delle mani, riuscì a spostarla.
Le luci erano spente, pensò che accendendole qualcuno poteva vederla, quindi decise di scendere le scale al buio, toccava la parete con una mano e con l'altra si reggeva sul corrimano.
Arrivò alla porta, prese una piccola torcia e l'accese, quel posto puzzava di morte.
Prese un coltello svizzero dalla sacca che aveva a tracollo , lo aprì ed iniziò ad infilarlo nel lucchetto. In un attimo riuscì ad aprirlo. La forza della ragazza era talmente grande che spaccò il lucchetto in due.
Con una spinta, riuscì ad aprire la porta, corse verso lo scrigno di vetro, lo aprì e prese il libro, era un libro rivestito di pelle rossa, con delle scritte che la ragazza non riusciva a capire. Lo infilò nella sacca.
Socchiuse la porta, lentamente risalì le scale, chiuse il passaggio segreto e si sbrigò ad uscire dal giardino della chiesa. La nebbia era sempre più fitta.
C'era un inquietante silenzio, l'unico rumore che si sentiva era il respiro affannato della ragazza e il rumore dei suoi passi. Non riusciva a vedere bene la strada, sentì un rumore, si voltò , ma non vide nulla.
Riprese a camminare, ma, improvvisamente difronte a lei si presentò una strana creatura, molto simile ad un uomo, occhi rossi e denti aguzzi, un vampiro.
La ragazza fece un passo indietro, ma prese una storta e cadde a terra.
"Dammi quel libro".
Disse il vampiro.
"Quale libro ? Di cosa stai parlando?.
Rispose la ragazza.
Il vampiro si buttò su di lei, era forte, più di quanto lo fosse lei, le prese la sacca, fermandola con una mano che le stringeva il collo, con l'altra tirò fuori il libro.
La ragazza cercò di difendersi , ma la creatura era forte. Si aspettava che la mordesse, invece, lui cercava solo di prendere il libro.
La creatura l'afferrò per il collo e la lanciò contro un muro, i suoi occhi erano fissi sullo sguardo della giovane donna.
"Non sarà mai tuo quel libro.".
Disse lei.
"Ehi tu, lasciala andare!".
Si sentì una voce nell'ombra della notte.
Non si vedeva nulla, solo alberi e nebbia.
Il vampiro mollò la presa e la ragazza cadde a terra , i segni della stretta erano marchiati sul suo collo.
La creatura si girò nuovamente verso di lei, ma si sentì afferrare la spalla, due occhi marroni lo fissavano decisi.
"Ti ho detto di lasciala andare".
Disse l'uomo.
Il vampiro lanciò un pugno sul ventre dell'uomo, il quale fu scaraventato contro un albero, la ragazza si sollevò da terra, andò contro il vampiro, il quale la fece nuovamente cadere a terra, l'uomo si risollevò e cercò di difendersi.
La ragazza non poteva mostrare i suoi poteri, quindi fu costretta a farsi scaraventare, per l'ennesima volta a terra.
Non ne sarebbe mai uscita viva, nonostante l'aiuto del misterioso uomo.
Improvvisamente si risollevò il vento che scaraventò i tre a terra, il vampiro afferrò il libro , un secondo uomo , ma molto più grande, comparve difronte al vampiro.
"Quello è mio".
Disse.
Il vampiro però saltò su un albero e corse via tra gli alberi, l'uomo lo seguì e scomparve anche lui tra i rami degli alberi.
Pian piano la nebbia stava andando via, la ragazza si sollevò da terra e andò verso l'uomo che aveva tentato di salvarla, per vedere se era vivo.
Il ragazzo si sollevò da terra. Gli occhi di entrambi i ragazzi si sgranarono sorpresi.
"Claire ?".
"Spada?".
Dissero in coro.

sabato 5 maggio 2012

Persone e canzoni

Le persone sono come le canzoni, le ascolti e ti delizi della loro melodia
le comprendi e fai tesoro delle loro parole
Alcune ti sembrano talmente belle che pensi di non dimenticarle mai e che le porterai sempre con te facendone la tua ispirazione...
Invece poi finiscono dentro un cassetto e le ritrovi dopo tanto tempo ricordando con delizia le emozioni che ti hanno regalato in quel tempo...
Altre invece le porterai per sempre nel tuo cuore perchè fanno parte di te, sono te...
E molte di loro ti cambieranno la vita con le loro meravigliose parole e le storie che ti porteranno a sognare e a realizzare i tuoi sogni...
E vivo con la speranza che Tu siai una di quelle canzoni che rimarranno per sempre nel mio cuore.
Lo spero tanto...

giovedì 3 maggio 2012

IL DIARIO DI SARA , PARTE MANCANTE - CAPITOLO PRIMO



“Piccoli passi
ogni tanto inciampare
e poi rialzarsi
per poi tornare
a volare”


A tutti quelli che,
nella propria vita, al primo ostacolo,
vogliono gettare la spugna senza andare avanti,
non lasciate che la vita prenda possesso di voi,
ma prendetela voi e fatela diventare il vostro sogno.



24 aprile 2009
Premessa di presentazione, ovvero la fine prima dell’inizio…
Insomma qualcosa del genere… Leggi date successive….

Ciao a tutti, io sono Sara,ho ventiquattro anni e mi sto per laureare in scienze della comunicazione, e se solo ci penso non mi sembra ancora vero, non pensavo nemmeno di arrivare viva a questo giorno, e mi immaginavo sotto un ponte, da qualche parte a Roma a mendicare …
Eppure …
Oggi mi sto per laureare e forse realizzerò il sogno più grande della mia vita, fra qualche mese,quando concluderò l’ultimo capitolo di questo altro libro …
Almeno spero.
Non sono mai stata fortunata anzi totalmente il contrario o almeno così pensavo.
Molte persone dicono che la sfortuna non esiste, parlano bene loro che non l’hanno mai vista, ma quando tutto, e dico tutto inizia a girare male, uno finisce per crederci, almeno questo era il mio pensiero di qualche anno fa, ma poi, un giorno, la vita ti sorprende, anzi no, sei tu che sorprendi lei se lo vuoi, ed io a volerlo,effettivamente ci ho messo un  po’, ma l’importante è provarci, e poi…Riuscirci,prima o poi, diciamo che a me è successo poi…


 
Nella mia vita ho avuto tre grandissimi amori : la musica, lo scrivere e mio padre.
Io e lui vivevamo in un appartamento piccolino di Roma, in un quartiere carino ma dimenticato dal modo, bus che non passavano, la spazzatura che era la dimora dei poveri topolini,ma a me non importava, bastava che ci fosse lui accanto a me, e quella che sembrava una topaia per me era un bel castello.
In realtà la mia casa mi piaceva, la adoravo, anche perché era la casa dove mia madre e mio padre si erano sposati e dove avevano vissuto per tanti anni, fino a quando lei non ci ha lasciato per colpa di quella malattia che in poco tempo ce l’ha portata via.
Tutto nacque lì e tutto doveva finire li, ma il finale che io e mio padre desideravamo, non era proprio quello che poi è avvenuto, almeno in quel momento non era quello che io avrei voluto.
Il mio sogno più grande è stato sempre quello di poter scrivere un libro, ma costava proprio tanto,costa molto anche oggi, ma con un po’ di insistenza e tanti sacrifici penso ci si possa riuscire, l’importante è desiderarlo con tutto te stesso.
Bisogna sempre credere in quello che si fa, sopratutto se si fa con passione e con il cuore.
Bisogna non pentirsi mai di ciò che si è fatto se si è fatto per la felicità altrui ed anche la propria,rischiare significa vivere e rimanere fermi a guardare significa ridursi ad uno stato vegetativo dal quale spesso è difficile liberarsi...
Ero al secondo anno di università e per pagare le rette e i libri, arrotondavo un po’ cantando in un locale, questo era il mio terzo sogno,avere un gruppo musicale. Ma il tempo che avevo era poco e i soldi che guadagnavo bastavano a malapena per comprare i libri.
Mentre scrivo questo testo, come di solito sono sempre stata abituata, ho la tv che mi fa compagnia e c’è una coppia di innamorati …
Lei sembra una matta, sta saltellando.Io non credevo che fosse possibile fare cose del genere, ovvero saltellare per la gioia di un bacio dato,em… Veramente ora stanno andando oltre un bacio…
Ritornando alla mian storia … Non tutte le scene che si vedono nelle commedie romantiche poi sono invenzione,alcune possono avverarsi…
Ed io ho sempre fatto scorta di dvd sdolcinati, forse per illudermi un po’, per sognare un po’, visto che all’età che avevo ancora non avevo trovato un ragazzo.
Mi piaceva sognare, ma poi ero scettica, pensavo sempre che sarebbero rismasti solo e soltanto sogni di una ragazzina, e che il grande amore non lo avrei mai trovato, mai e poi mai e che non avremi mai avuto la fortuna di avere un amore come quello di mia madre e mio padre.
Era impossibile per me, perché il loro era un grande dono e una grande fortuna che in pochi riuscivano ad avere.
Come dicevo prima, cantavo in un piccolo locale vicino casa e i componenti della band erano i miei più cari amici,mio padre invece lavorava al distretto di polizia della diciannovesima circoscrizione, dall’altra parte di Roma, e per lui era un viaggio, tornava a casa sempre molto stanco, ma non smetteva mai di darmi attenzioni. Lui era l’amore della mia vita.
“Amore come è andata oggi?”
Mi chiese,come ogni volta appena tornavo a casa.
“Bene, l’esame di  cinematografia l’ho superato, la prossima volta che Enrico Papi o Mike Buongiorno fanno un programma sulla cinematografia ci vado papà, sono un asso, il professore me lo ha corretto subito, ho consegnato il test in meno di trenta minuti, su cinquanta domande,non credo mi possa battere nessuno,ho fatto solo un errore…“.
Risposi.
“Sei tutta matta, e quale errore hai fatto?
Domandò.
“Niente non mi ricordavo il nome di un attore di un film che come minimo avrà il triplo dei miei anni…”.
“Ma scherzi o dici sul serio Sara?Vi fanno queste domande?”.
“Si anche queste bizzarre domande e non mi sarei stupita se mi avessero domandato che mutande portava Bridget Joens in “Il diario di Bridget Joenes “”.
“La risposta a questa domanda la sappiamo tutti.”.
“Maniaco… “.
Risposi abbracciandolo.
“Ti voglio bene piccola…”.
“Non sono piccola…”.
“Ma per me si…Ora mangiamo…”.
“Cosa hai bruciato questa volta papà?”.
“Petto di pollo alla crema di noci…”.
“Vediamo…Papà!!!!Non hai bruciato nulla!!!Non è che ce lo zampino di una donna?”.
“Nessuna donna…Anzi una si…Il ricettario, di tua madre…”.
“Lo sapevo che c’era lei di mezzo!!!”.
“Lei è sempre in mezzo…Come lo sei tu…Su ora mangiamo…”.
“Papà?”.
“Si?”.
“Ti voglio bene!”.
“Lo so, me lo dici sempre, come se fosse  l’ultima volta…”.
Concluse mio padre.
Mia madre da quando ero nata teneva due diari, uno era una sorta di ricettario che grazie a Dio mio padre ogni tanto si ricordava di usare,e l’altro era un diario. Il diario della sua vita, anche l’ultimo giorno vi scrisse una frase …
“Non arrenderti mai Sara, la vita non è brutta come pensi, è piena di difficoltà, ma alla fine guarda che cosa ho avuto… L’amore di tuo padre, una casa che amo, un lavoro che mi appaga ed ho avuto il dono più grande che Dio mi potesse dare, te , Sara”.
Prima mi faceva male leggere queste parole, ero piccola, ero confusa, ma ora, ora ho capito quanto siamo fortunati a camminare su questa terra ed io sono stata molto fortunata.